PRESENTAZIONE
I PRECEDENTI DI GIURISPRUDENZA E LA PREVEDIBILITÀ DELLE DECISIONI GIUDIZIARIE
Nell’epoca attuale è di estrema importanza sia per
il comune cittadino, sia per l’operatore economico, prevedere
con sufficiente grado di attendibilità le decisioni
giudiziarie che verranno rese in ordine ad una o più questioni
giuridiche, sia nel caso in cui sia pendente una lite
originata dalle stesse, sia nel caso in cui non penda alcuna
lite al riguardo.
Nel primo caso, infatti, sapendo come verrà probabilmente
decisa la controversia, il soggetto interessato
potrà regolarsi nel modo a lui più conveniente, proseguendo
nel coltivare l’azione giudiziaria se si prevede un
esito a lui positivo ovvero collaborando al massimo per
addivenire ad una soluzione transattiva in caso contrario.
Nell’ipotesi in cui non penda alcuna lite al riguardo,
il soggetto interessato al parere giuridico potrà valutare
la convenienza sia in ordine all’eventuale proposizione
di una domanda giudiziale per tutelare i suoi interessi,
sia in ordine alla necessità o alla opportunità di
modificare il suo comportamento attualmente tenuto dallo
stesso per evitare di dovere risponderne nei confronti
di eventuali terzi.
Nella nostra organizzazione giuridica esiste un discreto
grado di prevedibilità delle decisioni giudiziarie in
quanto, anche se formalmente non è operativo, a differenza
che in altri paesi di
Common law, il principio del
precedente vincolante, le decisioni giudiziarie sono normalmente
influenzate dall’operatività del cosiddetto «argomento
autoritativo o
ab exemplo», espressione che sta
a significare che i giudici si attengono a quanto hanno
deciso altri giudici o all’interpretazione della dottrina,
ossia degli studiosi del diritto, tra i quali, ovviamente,
hanno notevole importanza i professori universitari delle
materie giuridiche.
L’interpretazione della dottrina, che si esplica anche
con il rendere pareri giuridici, ha notevole importanza,
sia perché consente di formulare previsioni in ordine
a questioni «inesplorate», in quanto non sono ancora rinvenibili
decisioni giudiziarie sul punto, sia perché i precedenti
di giurisprudenza non sono sempre di facile
comprensione, in quanto, per stabilire se
un’affermazione contenuta in una sentenza sarà in futuro
osservata come precedente da altri giudici, che si regoleranno
nello stesso modo, occorre distinguere tra ciò che
costituisce
obiter dictum, ossia un’espressione non direttamente
necessaria ai fini della decisione, che normalmente
non ha carattere di anticipazione delle future decisioni
in materia, e quella che costituisce la
ratio decidendi
della decisione, ossia quella soluzione che nel caso di
specie è stata accolta dal giudice perché intimamente
convinto della stessa e che, probabilmente, in futuro, sarà
accolta e seguita anche da altri giudici.
L’attività di discernimento tra
obiter dicta e
rationes
decidendi non è di facile esplicazione, e richiede il
ricorso all’opera di studiosi del diritto con notevole esperienza,
i quali, in quanto richiesti, rendono appunto dei
pareri giuridici che, oltre ad individuare una o più soluzioni
di una determinata questione, rendono le stesse
comprensibili anche al pubblico dei non giuristi, che non
sono dotati degli strumenti per comprendere un linguaggio
tecnico e spesso ermetico quale è quello utilizzato
dagli enunciati normativi e dalle sentenze.
Il Prof. Avv. Franco Angeloni è Professore Ordinario
di Diritto Civile presso la Facoltà di Giurisprudenza
dell’Università degli Studi di Urbino. Espleta attività di
consulenza legale, redigendo pareri con particolare riferimento
al diritto privato in genere, alle successioni ereditarie,
ai diritti reali ed al diritto commerciale e societario.
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